Tecnica: Stile della scimmia

Tratto da veterinari.it dal Giornalino Recensioni Web un articolo di Umberto Maggesi sullo stile della scimmia nel Qwan Ki Do.

Nella tradizione delle arti marziali un
ampio settore viene dedicato alle tecniche
degli animali. Anche il Qwan Ki Do (arte
marziale cino-vietnamita) comprende il
lavoro delle tecniche ispirate dai vari
animali che i maestri antichi hanno
studiato. Ci sono la scimmia, la tigre, la
mantide religiosa, la gru, l’aquila, il
serpente, l’orso e gli animali mitologici
per eccellenza il drago e la fenice.

 

 

Per ovvi motivi morfologici ogni praticante è più portato al lavoro di un
animale piuttosto che ad un altro.

 

Le tecniche della scimmia richiedono grande agilità, le piccole scimmie che popolano le foreste del Vietnam sono agilissime, più propense ad evitare gli attacchi che a pararli, ottime scalatrici di alberi, non esitano a lanciarsi nel vuoto per lasciare indietro un predatore.

L’atleta che si trova alle prese con le tecniche della scimmia, impiegherà parate unite sempre a uno spostamento, cercando di avvicinarsi all’avversario poco alla volta per contrattaccare. I contrattacchi vengono fatti con mano morbida a schiaffo, su punti sensibili come testicoli, occhi, gola o i nervi dell’avambraccio. Questo tipo di attacco non è meno micidiale di colpi tirati con potenza, una buona tecnica sui nervi delle braccia può rendere inutilizzabile l’arto per il resto del combattimento.

Solitamente le parate tendono ad afferrare gli arti dell’avversario, in modo da sbilanciarlo o da consentire vere e proprie scalate del suo corpo fino a raggiungere il viso o strangolarlo mediante l’utilizzo delle gambe.


La velocità è punto essenziale dell’efficacia delle tecniche della scimmia, un buon atleta mentre esegue un salto è in grado di portare fino a quattro attacchi al volto dell’avversario. Le tecniche di forbice al collo, vanto del Qwan Ki Do, fanno parte del lavoro della scimmia, questo tipo di attacco viene portato eseguendo un salto che consente al praticante di agganciare con le gambe il collo dell’avversario, da qui proiettarlo con il peso del proprio

corpo e la torsione che ne consegue. Nel Qwan ki Do il lavoro degli animali si comincia da cintura nera, questo perché necessita di una
buona base tecnica e preparazione fisica.

Umberto Maggesi

Disegni di Roberto Ianes